Il Trentino è un territorio in cui l’acqua è da sempre la principale fonte di energia e dove il settore della progettazione di impianti idroelettrici ha saputo mostrare esempi riconosciuti a livello internazionale.

La mostra “Le grandi derivazioni idroelettriche in Trentino: tappe di costruzione”, promossa dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento con la Fondazione Luigi Negrelli, in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino, ripercorre la storia di 5 grandi impianti idroelettrici realizzati in Trentino tra il 1945 e il 1960, attraverso suggestive immagini fotografiche d’epoca e l’approfondimento della ricaduta di queste maestose opere.

La mostra sarà inaugurata giovedì 23 febbraio alle ore 16.00 a Palazzo Geremia (Sala Falconetto) con un convegno dedicato al percorso espositivo. Interverranno Renzo Dori e Alessandro De Bertolini, curatori del libro “Avremo l’energia dai fiumi. Storia dell’industria idroelettrica in Trentino”, edito nel 2015 dalla Fondazione Museo storico del Trentino con il sostegno di Hydro Dolomiti Energia. L’iniziativa nasce, infatti, come momento pubblico in cui proseguire la riflessione e l’approfondimento proposti da questo volume. La mostra visitabile fino al 10 marzo.

Le opere esposte sono state scelte per le loro caratteristiche costruttive, progettuali e dimensionali. Si tratta, nello specifico, degli impianti di Bissina-Boazzo, Boazzo-Cimego, Forte Buso-Caoria, Pian Palù-Cogolo, Santa Giustina-Taio. Interventi che hanno segnato lo sviluppo economico del Trentino, interessando anche il contesto sociale della popolazione e la trasformazione del territorio.

Le caratteristiche che rendono uniche queste opere sono diverse. La diga di Malga Bissina sul Chiese, ad esempio, all’epoca della costruzione era la più grande diga italiana realizzata a sbarramento rettilineo di un’intera vallata alpina, con 560 metri di coronamento e oltre 80 metri di altezza e 60 milioni di metri cubi di invaso. Ci sono poi la diga di Malga Boazzo, sempre sul Chiese a Cimego, che si distingue per la particolare configurazione legata alle caratteristiche morfologiche del luogo, e l’impianto di Forte Buso, una diga ad arco a doppia curvatura che sbarra e devia le acque dell’affluente dell’Avisio Travignolo verso un bacino imbrifero e vallata diversa, quella del torrente Cismon (Centrale di Caoria). Tra le opere proposte c’è poi la maestosa diga di Santa Giustina sul Noce a Taio. Con i suoi 137,5 metri di altezza, all’epoca della costruzione era la diga ad arco più alta d’Europa e in assoluto una delle più grandi al mondo. Il suo invaso di 180 milioni di metri cubi di acqua è ad oggi il più grande d’Italia. Chiude l’esposizione la diga di Pian Palù sul torrente Noce a Cogolo, il cui bacino è stato ricavato da un antico lago glaciale attraverso il disinterro di circa 1,5 milioni di metri cubi dal terreno. Diga a blocchi di calcestruzzo disposti a colonne affiancate con intercapedini riempite con ghiaia e giunti di collegamento che consentono una migliore adattabilità al terreno.